3 esercizi per allenare il pensiero laterale in azienda

da | Giu 30, 2022

A volte succede di ritrovarsi in una situazione così difficile che non riesci proprio a risolverla. Vedi il problema, e sai dove vuoi arrivare, ma non c’è proprio una soluzione che può permetterti di raggiungere la meta.

C’è sempre un modo per raggiungere i tuoi obiettivi, devi solo guardare meglio!

Il cervello funziona in modi strani, e quando ti senti bloccato in una situazione apparentemente senza via di uscita, probabilmente è colpa del tuo SAR, il sistema attivatore reticolare: esso ci spinge ad affrontare i nostri problemi solcando percorsi già camminati e che sappiamo ci hanno dato una soluzione positiva in passato.

Certe volte, però, è proprio questo che ci frena: c’è bisogno di cambiare punto di vista, di inventare nuovi percorsi. Se le modalità che hai sempre adoperato per sorpassare un ostacolo hanno fallito, probabilmente può valere la pena sperimentare altre modalità.

Per farlo, c’è bisogno di avere una cultura del pensiero agile e laterale, per nutrire il nostro cervello di innovazione, velocità, flessibilità, apertura al cambiamento e capacità di gestire situazioni complesse, dinamiche e imprevedibili.

Alla base di tutto ci sono due aspetti: la neuro agilità (di cui abbiamo parlato ampiamente in questo blog), e lo sviluppo del pensiero laterale.

Oggi ti lascio tre esercizi per tenerlo allenato, per trovare benefici nel tuo contesto privato ma soprattutto lavorativo.

Ma prima: cos’è il pensiero laterale?

Il pensiero laterale indica il trovare nuovi modi di considerare una situazione, piuttosto che procedere per passi logici o legati a ciò che siamo abituati a fare quotidianamente.

Come concetto, il pensiero laterale è stato identificato da Edward de Bono nel 1970 per descrivere un insieme di tecniche e approcci radicalmente nuovi a un problema, così da affrontarlo “di lato” anziché di fronte.

In breve: risolvere una questione, affrontare un problema, o gestire una situazione attraverso un metodo imprevedibile, fuori dagli schemi.

Il pensiero laterale si lega molto al neuro design di ogni individuo, così come ci indica anche il NAPTM; si tratta infatti di un modo di pensare, come si dice comunemente nelle neuroscienze, “out of the box”, in maniera non convenzionale: questa è una prerogativa della dominanza dell’emisfero destro, ma ciò non preclude a una persona con dominanza di emisfero sinistro di allenare o sfruttare il pensiero laterale. 

(Se sei curioso di scoprire qual è la tua dominanza, puoi provare questo quiz!)

Dal punto di vista professionale, sfruttare il pensiero laterale è per un leader come un completamento del suo ruolo; essere direttivi e allo stesso tempo di ispirazione, oppure autorevoli e insieme aperti al confronto e al dissenso costruttivo, fanno di quel leader un leader completo.

Esercizi per il pensiero laterale

Esercizio 1: Svolgi la tua riunione programmata in piedi

Stare in piedi durante una riunione attiva parti del corpo che naturalmente rimangono passive quando siamo seduti. Lo stesso succede al nostro cervello: usare muscoli che sono solitamente sopiti durante un’attività abitudinale come una riunione, stimolano aree cerebrali di solito inutilizzate, alzando la probabilità di produrre approcci nuovi rispetto a quelli canonici.



Esercizio 2: Il vocabolario come spunto di riflessione

Quando a lavoro si presenta un problema da risolvere, solitamente si affronta a partire dall’analisi dei dati e delle informazioni in tuo possesso, e magari si fa un bel brainstorming tutti insieme. Quest’opzione è molto valida e porta, molto spesso, alla soluzione.

Tuttavia, se vuoi allenare il pensiero laterale, ci sono altre possibilità.

Riunisci il tuo team e tieni a portata di mano un vocabolario: ogni membro selezionerà dal vocabolario dai 3 ai 5 termini casuali (il numero di parole dipende dal numero di partecipanti: più siete, meno le parole per persona da selezionare).

L’esercizio consiste nel cercare di usare queste parole per giungere alla soluzione del tuo problema. Concediti di lasciarle fluire liberamente tra i tuoi colleghi: può sembrare bizzarro, ma i risultati ti sconvolgeranno!

Esercizio 3: i sei cappelli per pensare

Sei cappelli per pensare è un eccellente strumento di analisi tratto dall’omonimo libro del suo creatore, Edward de Bono (1985).

È particolarmente utile per valutare idee innovative e provocatorie, partendo da un semplice concetto: la maggior parte del nostro pensiero lavora attraverso la contraddizione.


Tu hai proposto un’idea e io la critico per testarne la forza: funziona per l’accusa e la difesa in sede di tribunale, e tra il governo e i partiti di opposizione in Parlamento.

Il problema è che il pensiero contraddittorio in sede di lavoro può diventare radicato e politicizzato, oppure può essere difficile per alcune persone criticare le idee o le proposte del proprio capo.

La tecnica dei sei cappelli per pensare supera queste difficoltà costringendo tutti a pensare in parallelo: ad ogni turno tutti indossano un cappello dello stesso colore, e bisogna esprimersi in base a ciò che quel colore comanda.

  1. Il cappello bianco è il cappello delle informazioni, e in questo turno si possono chiedere ulteriori dati che possano aiutare ad analizzare la proposta. Non si fanno giudizi, è solo un passaggio di informazioni.
  2. Il cappello rosso rappresenta le emozioni. Ognuno deve condividere la propria reazione emotiva alla proposta: alcuni potrebbero sentirsi minacciati o spaventati dall’idea proposta, o potrebbero trovarla rischiosa, o anche elettrizzante, e poi ne indicano il motivo.
  3. Il cappello giallo è il cappello dell’ottimismo: ognuno deve esprimere cosa pensa ci sia di buono nella proposta. Anche se l’idea non ci entusiasma, in questo turno dobbiamo sforzarci di trovare delle qualità redentrici e punti positivi a riguardo.
  4. Il cappello nero è il cappello del pessimismo: è il momento di trovare un difetto alla proposta. Anche se è stata una tua idea e ne sei molto orgoglioso, sforzati di sottolineare alcuni inconvenienti o svantaggi.
  5. Il cappello verde è il cappello della crescita e delle possibilità. In questo turno si suggeriscono modi in cui l’idea potrebbe essere adattata o migliorata per renderla più efficiente.
  6. Il cappello blu è il cappello della verifica. Quando lo indossi, discuti se il processo che hai individuato funziona correttamente.

In generale, trascorrerai relativamente poco tempo con il cappello blu, un po di più con quello bianco e quello rosso, e la maggior parte del tempo con i cappelli giallo, nero e verde.

Puoi andare avanti e indietro da un cappello all’altro, ma la regola fondamentale è che tutti devono indossare lo stesso colore di cappello contemporaneamente.

Sarebbe bene avere un moderatore che segnali con un cartellino colorato quale cappello è in uso e che si assicuri che nel turno, ad esempio, del cappello giallo, nessuno usi il pensiero del cappello nero.

Prova, sperimenta, mettiti alla prova e trova soluzioni. La tua azienda ti ringrazierà, e tu ringrazierai te stesso.

Sull'autore

Roberto Patricolo

Sono sempre stato affascinato dal perché delle cose: la curiosità sul funzionamento della natura umana e delle relazioni interpersonali mi accompagna fin dall’infanzia, ed è ora un lavoro che svolgo con passione e soddisfazione.
Credo fermamente nell’equivalenza tra benessere e produttività, a qualsiasi livello: con tutte le competenze e le esperienze che ho vissuto fino ad oggi, sono qui per renderti la migliore versione di te stesso.

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