Bias cognitivi sul lavoro: quali sono i più comuni e come affrontarli

da | Feb 6, 2023

Sai che i supermercati vendono più vino francese quando riproducono musica francese, e più vino tedesco quando riproducono musica tedesca?

E sai che gli arbitri bianchi della National Basketball Association (NBA) fischiano statisticamente più falli ai giocatori neri, e gli arbitri neri fischiano più falli ai giocatori bianchi?

E ancora, sai che i medici trattano i pazienti in modo diverso quando il paziente è in sovrappeso, e a loro volta i pazienti trattano i medici in modo diverso quando è il medico a essere sovrappeso?

Questi comportamenti, per la maggior parte, si verificano senza che le persone se ne rendano conto: sono la dimostrazione di pregiudizi che, spesso, non si sa neanche di possedere.

Come abbiamo visto nell’articolo Bias cognitivi ed euristiche: alcuni esempi, nessuno è immune ai pregiudizi: non solo siamo profondamente prevenuti, ma non riconoscerlo si traduce in comportamenti che contribuiscono alla presa di decisioni sbagliate, se non anche gravi.

Prenditi qualche minuto per rispolverare la nozione di bias ed euristiche, poi scopriamo insieme il ruolo dei bias cognitivi nel team aziendale e, soprattutto, come fare per liberarsene.

I bias cognitivi nel team aziendale

Quando siamo a lavoro, siamo sottoposti costantemente a stimoli di varia natura (sensoriale, in generale, ma anche di tipo emotivo), conditi da una generosa dose di stress.

In questa situazione, il cervello si trova costretto ad applicare le sue euristiche per velocizzare il processo decisionale e ottimizzare i tempi.

Ecco alcuni bias cognitivi che nascono da questa esigenza: vediamo come si presentano e come mitigarli.

Bias di conferma

Il bias di conferma è un errore del cervello che ci porta a prediligere le informazioni che confermano le nostre convinzioni, scartando o ignorando tutto ciò che supporterebbe il contrario

È un bias molto potente, in quanto influisce sul lavoro di raccolta di informazioni, di interpretazione delle stesse e anche sull’utilizzo della memoria. È anche molto pericoloso quando viene in essere all’interno dei team di lavoro, perché potrebbe portarti a ignorare alcune importanti lacune nel tuo progetto, rendendoti incapace di guardare a esso con la lucidità e il distacco necessari.

Perché, diciamocelo chiaro, nessuno vuole davvero scoprire di aver commesso degli errori, soprattutto se questo vorrebbe dire dover cancellare e rielaborare buona parte del lavoro già compiuto; sicuramente non vuole scoprirlo il nostro cervello, che è per natura pigro e che quindi, molto spesso, decide di chiudere un occhio e ignorare, letteralmente, il problema!

Effetto carrozzone (insieme al fenomeno del groupthinking)

Anche l’effetto carrozzone, conosciuto da alcuni come effetto bandwagon, è un errore cognitivo molto comune nelle aziende. Questo bias ci porta ad assecondare le decisioni della massa, ritenendo l’opinione dei più come naturalmente più logica e benevola.

L’effetto carrozzone diventa particolarmente pericoloso nel contesto del team di lavoro quando si combina a quello che viene comunemente chiamato fenomeno del groupthinking: all’interno di un gruppo o un team, i singoli membri faranno attenzione a minimizzare i conflitti, sacrificando la creatività individuale, l’originalità e l’autonomia di pensiero in favore della coesione e dell’equilibrio delle dinamiche di gruppo.

Questo fa sì che, durante una riunione strategica per la valutazione di un progetto o di una vendita, l’idea vincente sarà automaticamente quella preferita dalla maggior parte dei partecipanti, anche se non è necessariamente la più adatta. Spesso, quando sei mesi dopo si torna sulla decisione, dati alla mano, si scopre che un membro del team aveva già previsto alcune falle nel piano iniziale, ma aveva deciso di non condividere i propri dubbi proprio a causa della combinazione dell’effetto bandwagon e del fenomeno del groupthinking.

Effetto Alone

Hai presente il tuo cantante preferito? Lo hai seguito per anni, ha segnato la tua giovinezza e hai vissuto momenti felici con le sue canzoni in sottofondo. Lo apprezzi così tanto che, anche se dovesse decidere di cambiare genere musicale, lo apprezzeresti comunque, a prescindere dalla qualità di questo nuovo prodotto musicale.

Succede anche in azienda, quando si ha un manager che rispettiamo, che magari è stato il nostro capo per un decennio svolgendo in modo ottimo il proprio lavoro, portando successo e risultati all’azienda e al tuo team. Ancora oggi, continui a chiedergli consigli, anche su ambiti diversi da quello lavorativo, convinto che la risposta sia necessariamente soddisfacente e valida.

Mi dispiace infrangere la tua bolla di sicurezza, ma sei influenzato dall’effetto alone, o halo effect: stai considerando quella persona che stimi e di cui hai fiducia in un ambito come detentore della verità assoluta in ogni campo.

Questo bias diventa nocivo sul lavoro quando ci impedisce di vedere gli errori dei colleghi dei quali ci fidiamo di più e, soprattutto, ci porta a non mettere mai in discussione le loro opinioni, anche quando non sono oggettivamente i più esperti dell’argomento in questione.

Euristica della disponibilità

L’euristica della disponibilità è quel fenomeno che ti porta a prendere una decisione immediata basandoti sulla maggiore possibilità che una situazione si verifichi.

Secondo Amos Twersky e Daniel Kahneman, che parlano di euristica della disponibilità già nel 1970, quando ci troviamo a valutare un elemento, lo facciamo sempre avvalendoci di ciò che è più accessibile nella nostra mente: i grandi avvenimenti recenti, soprattutto se hanno avuto un forte impatto personale, hanno sempre un considerevole impatto sui nostri comportamenti.

Cosa succede quando l’euristica della disponibilità si applica al contesto lavorativo?

Se, ad esempio, sei in fase di definizione di un progetto relativo a un’area di mercato nella quale hai avuto esperienze negative, probabilmente queste avranno molta più influenza sulle tue decisioni dei dati oggettivi presentati dal cliente. 

Più un evento è facilmente accessibile nella tua memoria, maggiori saranno le probabilità che esso venga richiamato alla mente; quanto è più vivida l’informazione, tanto più convincente e facile sarà da ricordare.

Sunk cost fallacy

Letteralmente la fallacia dei costi irrecuperabili, questo bias ci rende più difficile ammettere i nostri errori se abbiamo già investito risorse (siano esse di tempo, abilità o denaro) in quel determinato progetto. 

La sunk cost fallacy ci porta a giustificare in ogni modo la nostra scelta, perseverando in essa, per non ammettere a noi stessi di aver sprecato tempo e denaro.

Come immaginerai, questo bias in azienda rischia di perpetuare errori decisionali pur di non tornare indietro su un costo sostenuto: è il motivo per cui alcune aziende si rifiutano di lasciare una nuova area di mercato alla quale si sono appena affacciati, anche quando i dati evidenziano poca rilevanza con il pubblico di riferimento.

Come mitigare i bias cognitivi sul lavoro

Cos’hanno in comune tutti questi errori cognitivi?

Sicuramente il fatto che nascono da una mancanza di informazioni e che portano a rallentamenti, se non al fallimento, di progetti, a licenziamenti, perdite in posizionamento ed economiche.

A questo punto, come mitighiamo questi errori cognitivo-comportamentali per assicurarci che il nostro team sia performante ed efficiente?

  1. Incoraggia frequentemente i feedback costruttivi: a nessuno piace il collega rompiscatole, ma la sua puntigliosità è, il più delle volte, la vera salvezza del team;
  2. Stimola riunioni all’insegna del pensiero laterale e coinvolgi le persone più critiche;
  3. Implementa il modello di Edward De Bono dei Sei cappelli per pensare (trovi la spiegazione in questo articolo!);

Io, come professionista, posso darti supporto proprio nella performance del team, aiutando te in quanto manager, imprenditore e leader a supportare il team stesso nella gestione di queste situazioni, con il dovuto supporto di competenze e strumenti neuroscientifici.

Se vuoi approfondire l’appoggio che le neuroscienze possono apportare alla tua vita lavorativa, segui il webinar gratuito del prossimo 2 marzo: si chiama A un passo dalla leadership: le neuroscienze entrano in azienda ed è già stato apprezzato da decine di professionisti lo scorso novembre!

Sull'autore

Roberto Patricolo

Sono sempre stato affascinato dal perché delle cose: la curiosità sul funzionamento della natura umana e delle relazioni interpersonali mi accompagna fin dall’infanzia, ed è ora un lavoro che svolgo con passione e soddisfazione.
Credo fermamente nell’equivalenza tra benessere e produttività, a qualsiasi livello: con tutte le competenze e le esperienze che ho vissuto fino ad oggi, sono qui per renderti la migliore versione di te stesso.

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