Che cos’è l’apprendimento, davvero?

da | Apr 25, 2022

L’apprendimento rappresenta un elemento chiave nell’odierno contesto di volatilità e incertezze che stiamo vivendo.

In questo articolo sdoganiamo alcuni luoghi comuni sull’apprendimento e vediamo cosa le neuroscienze ci insegnano su questo processo che accompagna l’umanità dall’inizio dei tempi.

L’apprendimento come chiave dell’evoluzione

Se questo ultimo paio d’anni di crisi, pandemie e guerre ci hanno insegnato qualcosa, è che chi ancora stringe al petto la speranza che tutto torni al proprio posto esattamente come l’abbiamo lasciato nel 2019, sta sognando a occhi aperti.

E visto che non c’è modo di far tornare indietro la lancetta, tanto vale imparare ad adattarsi a questa nuova normalità: più siamo veloci e flessibili nell’apprendere e nel sovrascrivere vecchie abitudini, più ci sarà facile trovare il nostro posto in questo nuovo mondo.

In questo l’apprendimento è, appunto, la chiave di volta, la soluzione alla maggior parte dei problemi che siamo portati ad affrontare. L’apprendimento è evoluzione: ci permette di diventare persone diverse e migliori, di metterci a disposizione degli altri tramite le nostre conoscenze e competenze, ci consente di comprendere con precisione le situazioni e di rispondere con prontezza.

L’apprendimento è un’abilità sistemica che non può ricondursi specificatamente a delle competenze linguistiche o logico-matematiche, dal momento che coinvolge numerosi aspetti dell’esperienza umana, dallo stato emotivo ai ricordi, dagli aspetti sensoriali ai livelli di stress, dalle capacità mnemoniche alla volontà stessa di imparare, che ci rende parte attiva del processo di assorbimento di nuove nozioni e capacità.

L’apprendimento deve anche essere legato a uno scopo, a un contesto. Infatti, la psicologia cognitiva e dell’apprendimento si occupa proprio del binomio cervello-mente e di tutti i processi associati, di come un individuo funziona in base a come si comporta, all’ambiente che lo circonda e al suo obiettivo.

I luoghi comuni dell’apprendimento: il cono dell’apprendimento

Quando si parla di studiare, imparare o apprendere in generale, è cosa comune fare riferimento a metodi e strumenti per semplificare l’assorbimento di nozioni e tecniche.

Una delle teorie più diffuse, soprattutto online, è quella del cono dell’apprendimento (o piramide dell’apprendimento) ideata da Edgar Dale nel 1946.

La piramide di Dale tenta di categorizzare l’efficacia dell’apprendimento in base agli stimoli attraverso i quali questo avviene: all’apice della piramide troviamo la lettura, poi l’ascolto, poi il semplice stimolo visivo e ancora sotto quello audio-visivo, a completamento dei metodi che Dale identifica come passivi; alla base della piramide troviamo invece i metodi definiti attivi, divisi nel parlato e nel parlare e insieme sperimentare.

Credo, prima di tutto, che sia utile mettere in chiaro che il lavoro originario di Edgar Dale non comprende affatto una divisione in percentuali delle varie categorie, rendendo di fatto la versione oggi largamente conosciuta una vera e propria frode. 

Sembra infatti che questi numeri siano stati aggiunti arbitrariamente in seguito alla prima pubblicazione degli studi di Dale, apparendo per la prima volta in questa nuova versione in un articolo scritto da un dipendente di Mobil Oil Company per una rivista dal nome Film and Audio-Visual Communications. Inutile specificare che, ad oggi, risulta impossibile risalire a degli studi in grado di legittimare questa aggiunta.

Inoltre, bisogna tenere conto dello scopo stesso degli studi di Dale, che non è quello di trovare il miglior modo di apprendere: lo studioso voleva, infatti, esaminare come le esperienze che facciamo influenzano la nostra memoria e i nostri ricordi. E sebbene ci sia un certo grado di sovrapposizione tra le due cose, non si può certo dire che i due argomenti siano totalmente congruenti!

I luoghi comuni sull’apprendimento: i metodi di studio

Un altro luogo comune piuttosto esteso è quello dei metodi di studio

Quante volte abbiamo sentito dire da insegnanti in vari livelli di formazione che il motivo per cui un bambino, un ragazzo o un giovane fatica ad apprendere è da rintracciarsi nell’assenza di un metodo di studio?

Non si può certo negare che adottare una propria tecnica può essere un buon aiuto, ma in assenza di voglia, di forza di volontà, di un cervello flessibile, il semplice metodo serve a poco.

Possono esserci delle linee guida, una routine che ci aiuti a concentrarci, ma i canonici leggere e ripetere, o sottolineare e riscrivere, non sono altro che questo: abitudini.

Le neuroscienze cognitive sono chiare: tutto dipende da come il proprio cervello è strutturato, dall’allenamento e dalla motivazione che ci imponiamo nello studiare e quindi nell’apprendere.

Ma approfondiamo il discorso.

Neuroscienze e apprendimento

Iniziamo parlando dei vari modi che le neuroscienze cognitive e dell’apprendimento hanno individuato come fondamentali nel processo di assimilazione di informazioni e tecniche formative.

L’essere umano apprende principalmente attraverso:

  • il feedback, ovvero compiendo un’azione e assimilandone il risultato. Un esempio può essere quello del mettere una mano sul fuoco: al contatto con la fiamma, apprendiamo che la conseguenza è dolorosa, e il nostro cervello registra l’informazione. L’effetto esperienziale è sicuramente molto comune nelle situazioni in cui andiamo a coinvolgere primariamente le parti del cervello che controllano la nostra sopravvivenza.
  • la ripetizione, ovvero attraverso l’esercizio ripetuto. Questo metodo si sposa bene con l’apprendimento fisico: è particolarmente comune negli atleti o nei professionisti di lavori manuali, che ripetono un’azione o un movimento innumerevoli volte, fino a raggiungere la perfezione. Per approcci più astratti, c’è di solito bisogno di accoppiare questo stile ad altri per definire una competenza effettivamente come appresa.
  • il modellamento, ovvero attraverso l’emulazione sociale. Non è un segreto che l’uomo è un animale sociale, e in quanto tale necessita di sviluppare un senso di appartenenza: inconsciamente questo ci permette di apprendere imitando i comportamenti degli altri, prendendo spunto dai gesti e dalle decisioni degli altri e rimodellandoli per sfruttarli poi a nostra volta in situazioni simili.

Possiamo facilmente dedurre che l’apprendimento sia un insieme di tutte queste tecniche: nessun essere umano apprende in un unico modo, seppure può nel tempo sviluppare una preferenza per l’uno o l’altro.

Quello che possiamo dire con certezza è, però, che non esiste una piramide con annesse percentuali, né un metodo superiore agli altri per apprendere con successo e soddisfazione.

L’apporto che le neuroscienze danno in questo campo è quello di definire un pattern secondo cui ogni persona, partendo dalle basi del proprio e unico neuro-design e sviluppando la propria flessibilità cerebrale, ha la possibilità di sviluppare nuovi talenti, metterli a disposizione di sé e della propria comunità, facendo affidamento a una capacità di apprendimento rapida e veloce.

Il metodo migliore per sviluppare queste competenze e per individuare il pattern più adatto alla conformazione del proprio organo cerebrale è il sottoporsi al NAPTM, un assessment che definisce il tuo neuro-design, tra le altre cose.

Se vuoi saperne di più, approfondisco l’argomento nell’articolo Neuro-Agility Profile: cos’è e perché è importante conoscerlo.

Sull'autore

Roberto Patricolo

Sono sempre stato affascinato dal perché delle cose: la curiosità sul funzionamento della natura umana e delle relazioni interpersonali mi accompagna fin dall’infanzia, ed è ora un lavoro che svolgo con passione e soddisfazione.
Credo fermamente nell’equivalenza tra benessere e produttività, a qualsiasi livello: con tutte le competenze e le esperienze che ho vissuto fino ad oggi, sono qui per renderti la migliore versione di te stesso.

Articoli Correlati

Contatti

Affidarti a me vuol dire prendere consapevolezza delle tue capacità e emanciparti dai dubbi e dalle incertezze.
Basta aspettare che le cose cambino da sole: hai già tutto quello che ti serve, permettimi di dimostrartelo.