Con l’inizio della recessione, prima, e con l’avvento della pandemia (e degli sconvolgimenti economici, politici e sociali degli ultimi anni), poi, il contesto in cui le aziende sono costrette a navigare è diventato decisamente più turbolento, dinamico, cangevole, confuso e volubile: clienti che cancellano o posticipano ordini e firme di contratti, l’incedere di nuove tecnologie che aprono a nuove opportunità con modelli sì più economici, ma anche più complicati.
In questa nuova normalità (che prende il nome di V.U.C.A.) le aziende e, di conseguenza, il loro personale, devono adattarsi a nuove e fluide condizioni di mercato, dimostrando una grande capacità di adattamento.
Ma come sappiamo, ogni cambiamento necessita di robuste basi in cui affondare le proprie radici; e qui entra in gioco la vision aziendale che, assieme alla mission, deve guidare le scelte di qualsiasi azienda.
In questo articolo approfondiamo in cosa consistono questi due concetti e perché sono così importanti: cominciamo!
Cos’è la vision aziendale
Per spiegarla in modo molto semplice (non sono un gran fan dei fronzoli), la vision di un’azienda (o visione) è quel concetto che funge come vera e propria guida del progetto imprenditoriale: l’idea, il sogno, l’ambizione che ha contribuito a far nascere l’azienda stessa.
Possiamo definire la vision come ciò che l’azienda si pone di diventare, il suo scopo ultimo e finale. Fondandosi sui valori stessi dell’azienda (su quelle robuste basi di cui parlavamo prima), ne delinea il ruolo nel contesto sociale, economico e culturale in cui si colloca.
A partire dalla vision, tutta l’azienda prende forma: questo è il punto di partenza per definire gli obiettivi imprenditoriali a lungo termine, e le linee guida da esplicitare e distribuire a tutti i settori dell’azienda, perché l’obiettivo di lavoro sia comune e condiviso.
La differenza tra vision e mission aziendali
Succede spesso, ho notato, che la vision aziendale venga confusa con un suo concetto fratello, la mission aziendale.
Seppure la differenza sia molto sottile tra le due, questa differenza c’è: laddove la vision individua il punto di arrivo ideale dell’azienda, la mission indica in modo molto più concreto quali siano i passi da compiere perché questo obiettivo diventi raggiungibile.
Ad esempio, se un’azienda si pone una vision orientata alla sostenibilità ambientale, la sua mission implementerà scelte sostenibili nel day-by-day, campagne di sensibilizzazione al tema, prodotti o servizi che vadano a colmare quello specifico bisogno.
Relazione tra vision aziendale e neuroscienze
Il motivo per cui è così importante stabilire una vision aziendale (e assicurarsi che venga assimilata dal personale nella sua interezza, a tutti i livelli di competenza e importanza) è da ricercarsi nella struttura organica del cervello umano.
Come abbiamo visto in precedenza, MacLean divide il cervello in tre parti: il cervello rettiliano (primordiale), quello limbico (emotivo) e quello corticale (logico e razionale).
Individuando una visione chiara, fondata su scopi elevati e condivisi, richiamiamo l’interesse del nostro cervello limbico, la cui risposta emotiva ci ispira a fare di quell’obiettivo qualcosa di profondamente nostro.
Se la vision di un’azienda viene a mancare (non basta infatti stabilirne una, ma deve essere poi anche seguita religiosamente!), l’azienda perde di credibilità negli occhi dei suoi clienti e del personale stesso, con effetti inevitabilmente negativi sulla produttività e sul rientro economico.
In oltre 30 anni di esperienza nel campo della consulenza, mi sono trovato davanti a centinaia (forse anche migliaia) di aziende; si contano sulle dita di una mano quelle che, nel descrivere i propri prodotti o servizi, sono partite dal perché, dall’ideale, dal sogno.
Per la maggior parte, le aziende italiane tendono a iniziare il proprio racconto dal cosa, dal quanto il prodotto sia produttivo, ingaggiando solo il cervello razionale e lasciando in secondo piano la parte emotiva. Nessuna di loro menziona cosa le spinge a creare un prodotto, il perché, l’emozione che suscita, il bisogno che soddisfa.
In un libro molto ben scritto di Simon Sinek, intitolato Partire dal perché, l’autore si sofferma sulla storia dei fratelli Wright, gli inventori dell’aeroplano.
I Wright non furono certo i soli a imbarcarsi nell’impresa, e anzi rivaleggiarono contro persone molto meglio equipaggiate, ben supportate economicamente e molto note al pubblico.
Ciò che ha portato i fratelli Wright a entrare nella storia e a raggiungere il proprio scopo è stato il porsi un obiettivo che avesse un fondamento emotivo: inventare sì dei mezzi volanti, ma non solo per la gloria o la soddisfazione personale; volare per unire il mondo, accorciare le distanze: attraverso la loro visione, i fratelli vedevano una soluzione alla curiosità innata dell’uomo, una soluzione a chi sognava di raggiungere posti inesplorati, un futuro pieno di possibilità nuove.
La tua vision
Tu, invece, come fai la differenza nel tuo mercato di riferimento (o nella tua vita, perché la vision non si applica solo alle aziende!)? Qual è il tuo perché?
Nel mio piccolo, la mia vision potrebbe essere riassunta con: “Costruire un’Italia migliore da lasciare ai nostri figli, attraverso le PMI, l’elemento trainante della nostra economia”.
Come lo faccio? Studiando dei percorsi per aiutare imprenditori e manager a contribuire a questo successo, a essere i primi ispiratori di questo cambiamento.
Questo concetto mi ispira profondamente e, per quanto non sia per natura un sogno di semplice realizzazione, nel mio mondo faccio quello che è nelle mie possibilità per raggiungerlo.
Se questo articolo ha smosso qualcosa in te, contattami: troviamo insieme un modo per ispirare i tuoi collaboratori e i tuoi clienti a muoversi nella direzione della tua vision.