Se sei un professionista o uno studente e stai leggendo questo articolo, molto probabilmente stai cercando informazioni e/o consigli per parlare in pubblico, o addirittura stai valutando la possibilità di acquistare un corso sul public speaking.
Nessun problema: in questo articolo ti guido nella folta giungla dei corsi di public speaking, nella speranza che, una volta raggiunto il fondo pagina, sarai in grado di distinguere un programma valido dai tanti corsi-fuffa che inquinano il campo.
Parlare in pubblico: il tuo perché.
Partiamo dal perché sei qui. No, non parlo di un obiettivo superficiale, intendo il tuo vero motivo, quello profondo.
Facciamo questa distinzione: l’obiettivo che generalmente ci poniamo quando facciamo qualcosa è la parte superficiale della situazione che vogliamo gestire. Ad esempio, in questo caso, un corso di public speaking potrebbe avere come obiettivo quello di acquisire una nuova abilità, o di superare l’ansia di parlare in pubblico.
Ma se ti pongo la domanda: “Quale beneficio cerchi nel saper parlare in pubblico?”, la discussione si fa più profonda. Probabilmente, le risposte più comuni a questo quesito verteranno sulla modifica di alcuni atteggiamenti che abbiamo o della percezione che gli altri hanno di noi, o di un servizio che possiamo offrire agli altri.
Un aumento di autostima, la capacità di essere più autorevole, o anche il diventare un punto di riferimento per i clienti o i partner, sono tutte risposte più che adeguate. Questo, semplicemente, è il tuo motivo profondo.
Questa distinzione è fondamentale e preziosa, perché ti permette di mantenere il focus su ciò che vuoi ricavare dal corso che stai cercando e io, in questo articolo, voglio aiutare solo le persone che fanno sul serio, che hanno un motivo profondo da soddisfare.
Non ho interesse a interfacciarmi con qualcuno che vuole imparare due o tre strategie per parlare in pubblico, portarsi a casa la regoletta e recitare a pappagallo da un copione scritto da altri. Dietro alle tecniche di public speaking di valore c’è molto di più: competenze che vanno integrate con le proprie capacità personali, metodologiche e sociali.
Corsi di public speaking: i programmi più comuni.
Ora che abbiamo stabilito che il vero motivo dietro alla tua voglia di imparare a parlare in pubblico è quello di ispirare gli altri e di essere riconosciuto come punto di riferimento nel tuo campo, parliamo del programma più comunemente adottato dai corsi di public speaking e analizziamone i contenuti.
I corsi presenti sul mercato al momento, offrono principalmente:
- Comunicazione verbale, non verbale e paraverbale
- Gestione dell’ansia nel parlare in pubblico
- Consigli per progettare uno speech efficace
- Le fasi del public speaking
- Gli strumenti del public speaking
- Gestione del pubblico
- Gestione degli imprevisti

Ora non voglio arrogantemente dichiarare che questi programmi sono inutili nella loro interezza: sarebbe stupido e falso.
Alcuni di questi punti trattano skills utili da acquisire, mentre altri si fondano purtroppo su paradigmi vecchi di vent’anni, smentiti e non più validi ora che possiamo fare affidamento su studi approfonditi sulle neuroscienze cognitive e dell’apprendimento.
Ma andiamo per step e affrontiamo i punti che ritengo più critici.
Comunicazione verbale, non verbale e paraverbale
Partiamo dal presupposto che avere la presunzione di parlare di comunicazione in un corso di 30 ore declinandola nell’ormai inflazionato concetto di comunicazione verbale, non verbale e paraverbale è sicuramente un’utopia e ha veramente poco senso.
La comunicazione si impara nel tempo (non esistono scorciatoie!) e deve tenere conto di innumerevoli variabili, come l’autostima, le emozioni, le relazioni, l’ascolto, la negoziazione, il marketing.
Il concetto di comunicazione verbale, non verbale e paraverbale è stato estrapolato dal libro Nonverbal Communication del Dott. Mehrabian, psicologo statunitense, il quale riporta nei suoi studi che “il processo comunicativo dipende per il 55% da elementi non verbali, per il 38% da elementi paraverbali e per il 7% da aspetti verbali”.
Da questa singola affermazione, guru e sedicenti mental coach hanno dedotto una regola fissa da applicare a tutte le situazioni, proclamando a gran voce che “non conta quello che dici, ma come lo dici”!
Be’, questo è ovviamente un concetto falso, e lo dichiara anche lo stesso Dott. Mehrabian che, a seguito della sua pubblicazione e davanti al fraintendimento dei suoi studi, scrive in una email personale all’amico e collega Max Atkinson:
“I am obviously uncomfortable about misquotes of my work. From the very beginning, I have tried to give people the correct limitations of my findings. Unfortunately, the field of self-styled ‘corporate image consultants’ or ‘leadership consultants’ has numerous practitioners with very little psychological expertise.”
“Sono ovviamente a disagio per le citazioni errate del mio lavoro. Fin dall’inizio, ho cercato di fornire alle persone i corretti confini delle mie scoperte. Sfortunatamente, il campo dei sedicenti ‘consulenti di immagine aziendale’ o ‘consulenti di leadership’ consta di numerosi professionisti con scarsissime competenze in campo psicologico.”
Nel proprio scritto, infatti, Mehrabian descrive esplicitamente le sue percentuali come legate a situazioni in cui il parlante esprime le proprie emozioni e sentimenti: va da sé che, in un contesto che richiede di comunicare tematiche differenti, questa teoria non può ritenersi valida.
Ti consiglio quindi, in fase di valutazione di un percorso di public speaking, di tenerti alla larga da programmi che prevedono tale argomento.
Gestione dell’ansia da prestazione o ansia di parlare in pubblico.

Un altro punto con cui faccio fatica a far pace è quello sulla gestione dell’ansia di parlare in pubblico (o ansia da prestazione).
Molti corsi promettono che basta applicare un metodo, una strategia o una regola per far sì che l’ansia svanisca, e se anche certamente un certo grado di preparazione e di esperienza ci fornisce una sensazione di controllo che favorisce l’attenuarsi dell’ansia, questo non la fa magicamente svanire, né la previene.
Vedere il public speaking come uno “strumento” per riuscire a parlare in pubblico non ti libererà mai dall’ansia che rimane, seppur mitigata, presente come una nebbiolina insidiosa nel tuo retrocranio.
Quando invece associ il public speaking al motivo profondo di cui abbiamo parlato poc’anzi, quando lo vedi come uno strumento, sì, ma per trasformare te e la tua vita, il tuo cervello si accende in pattern totalmente diversi, perché spinto da ormoni e trigger legati alla spinta motivazionale del raggiungimento di un obiettivo fondamentale e prezioso.
Quindi, gestione dell’ansia sì, ma con un approccio scientifico e legato possibilmente alle neuroscienze.
Gli strumenti del public speaking
Anche qui, ci sono alcune accortezze da tener presente.
Se la maggior parte dei programmi offre poco spazio alla voce e al tono (e quando lo offre è sempre incorniciato nel lavoro malamente citato del Dott. Mehrabian), questi due elementi risultano fondamentali nel suscitare emozioni nel nostro pubblico, che dovrebbe essere, insieme alla chiarezza degli argomenti, il focus primario di un buono speaker.
Un altro “strumento” che riceve poche attenzioni nei corsi di public speaking è la parola, e nello specifico la forza dirompente con cui una parola scelta con cura può alterare e sovvertire il senso e la carica emotiva di un discorso.
La parola genera realtà dentro le persone, crea schemi di pensiero, tocca corde nascoste e porta alla luce sensazioni in modo inconscio.
Perché mai dovremmo accontentarci di sfruttare quest’arma, questa medicina, questa fiamma solo per il 7% del nostro discorso, stando alle cosiddette percentuali di Mehrabian?
Ti porto un esempio: la scorsa settimana parlavo con un agente immobiliare che mi presentava un appartamento e, mostrando la cucina in muratura, esordisce, seppur con un sorriso: “purtroppo la cucina è in muratura, quindi non va via!”.
A prescindere dal fatto che esiste una fetta di potenziali acquirenti interessati proprio a una cucina in muratura, capisci che aprire la frase con un avverbio dall’accezione negativa lascia molto poco spazio all’interlocutore per pensare ai lati positivi dell’avere una cucina in muratura: non importano più i possibili vantaggi (la durevolezza, lo stile rustico) ma improvvisamente, interessati o no, inconsciamente deduciamo che questo appartamento ha un lato negativo, un problema da risolvere.
Le parole che scegliamo di pronunciare hanno una forza incredibile e influenzano la nostra percezione delle cose: non dare spazio a questo concetto in un corso di public speaking lascia una lacuna incolmabile e, francamente, imperdonabile.
Il public speaking a misura di te
Pochissimi corsi di public speaking si soffermano veramente su di te: la tua persona prima del ruolo che ricopri, le tue esigenze personali prima che professionali.
Quando parli in pubblico, a prescindere dalla situazione e dal contenuto, tu stai parlando di te, stai dimostrando le tue conoscenze, stai rivelando la tua capacità di ispirare o di essere d’aiuto.
Ne possiamo dedurre quindi che fare public speaking non è solo parlare davanti ad altri: quando parli, chi ti ascolta deve chiedersi: perché devo dargli retta? Mi è utile quello che sta dicendo? Come posso utilizzarlo nella mia attività o nella mia vita?
Mi piace pensare che un buon corso di public speaking possa essere un’esperienza trasformativa, che ridia forma al modo di relazionarsi con gli altri attraverso una conoscenza specifica del proprio modo di parlare e di comunicare, del modo di condividere le proprie competenze così da essere una fonte attendibile di aiuto e supporto.
O questo, almeno, è quello che mi hanno insegnato le neuroscienze, l’unica branca delle scienze che ci consente di capire come siamo fatti e perché prendiamo decisioni di un tipo piuttosto che un altro.
Il corso di public speaking più giusto per te
Siamo arrivati al fondo pagina, e spero di aver fatto la mia parte nell’aiutarti a scegliere il corso più adatto a te. Non è certo mia presunzione prendere questa decisione per te.
Ricorda sempre da dove parte la tua richiesta: se nasce da un bisogno temporaneo o se fa parte di qualcosa di più profondo.
Se vuoi, ti racconto meglio il mio approccio al public speaking, o meglio, al Power Speaking: il mio corso che si sofferma sulla potenza delle parole, sulla loro forza persuasiva, sul coinvolgimento emotivo di chi ti ascolta. Si chiama Power Speaking perché concentra l’attenzione sul messaggio che vuoi trasmettere e si basa sulle neuroscienze per nutrire le tue parole di incisività.
Che dici, te la senti?