In una società dai ritmi sempre più frenetici e disordinati, non è difficile trovarsi ad affrontare periodi prolungati di forte stress, soprattutto in ambito lavorativo, dove la necessità di mantenere un buon livello di produttività viene spesso aggravato da preoccupazioni che portiamo sul posto di lavoro dalla vita privata o dal contesto sociale in cui viviamo.
A questo aggiungiamo anche che la giornata tipo odierna non rispetta ormai più i ritmi biologici del nostro organismo, che conserva la memoria neurofisiologica di milioni di anni fa, ed ecco fatta la frittata.
Importante, però, è anche imparare a riconoscere e distinguere tra stress positivo e stress negativo, e capire quando si sta effettivamente soffrendo da stress da lavoro correlato o si sta semplicemente attraversando un periodo di forte stanchezza.
IIn questo articolo, diamo una definizione neuroscientifica dello stress, ne individuiamo i fattori scatenanti e i sintomi più comuni, e vediamo poi tre semplici strategie per gestirlo.
Cos’è lo stress
Possiamo risalire alla definizione dello stress attraverso l’Accordo Europeo sullo Stress sul Lavoro dell’8 ottobre 2004, risultato da una consultazione a livello internazionale di vari enti a difesa dei lavoratori.
L’Accordo indica lo stress come “uno stato che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti”.
Già da questa definizione possiamo dedurre due fattori molto importanti: i sintomi dello stress da lavoro, che l’Accordo individua nella sfera fisica ma anche in quella psicologica e sociale; la radice dello stress, ovvero la pressione e la paura generate dal non sentirsi in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati da noi o da altri.
Questa è la definizione del distress, ovvero dello stress negativo, da non confondere con l’eustress, quello Questa è la definizione del distress, ovvero dello stress negativo, da non confondere con l’eustress, quello positivo: mentre il distress si protrae per lunghi periodi di tempo e ha spesso conseguenze negative, l’eustress è quella sensazione di pressione che ha però un effetto stimolante ed energizzante, non ha effetti negativi e si presenta per periodi molto brevi, che lo rendono perfettamente tollerabile.
Ma capiamo cosa succede veramente nel nostro cervello quando siamo sotto stress negativo.
Stress e neuroscienze

Biologicamente, il nostro corpo produce una serie di ormoni in risposta a ogni situazione che affrontiamo giornalmente, per aiutarci a reagire agli stimoli che ci circondano. Quelli legati in maggior misura dallo stress sono l’adrenalina, la noradrenalina e il cortisolo: insieme, dall’inizio dei tempi, ci aiutano a capire come reagire quando avvertiamo il pericolo.
Allo stesso tempo in cui produciamo questi ormoni, il nostro corpo attiva anche una serie di neurotrasmettitori inibitori, che si frappongono negli spazi sinaptici bloccando la trasmissione biochimica dei segnali:
questo consente al nostro cervello di usare soltanto le parti strettamente necessarie, lasciando fuori ogni funzione superflua che potrebbe, potenzialmente, distrarci dal pericolo incombente con conseguenze gravissime.
Questo processo biologico è rimasto invariato nei secoli, anche se i pericoli che affrontiamo oggigiorno sono certamente diversi da quelli che sperimentavano gli uomini delle caverne.
La reazione del nostro organismo rimane uguale a quella che avevano i nostri antenati davanti a una bestia feroce, quando la conseguenza dell’ignorare una situazione che avvertiamo come pericolosa era sinonimo di morte certa!
Allo stesso modo, dunque, reagisce oggi il nostro organismo quando siamo sottoposti a un fattore di forte stress: entra in modalità di sopravvivenza, spegnendo letteralmente le parti non dominanti del nostro cervello e lasciandoci, spesso, in situazioni di sconforto per nulla funzionali a risolvere la fonte stessa del nostro affaticamento.
Esiste una sequenza specifica per lo spegnimento delle aree del cervello sotto stress. Se immaginiamo il cervello suddiviso in destra/sinistra, avanti/dietro e alto/basso, possiamo dire che prima si spengono le aree dei due emisferi (destra/sinistra) poi i lobi (avanti/dietro) e, infine, rimane accesa la parte primordiale del cervello.
Ecco perché quando siamo sotto stress ci viene spesso da dire frasi come “non connetto più!”.
Fattori scatenanti dello stress da lavoro correlato
I più comuni tra i fattori scatenanti dello stress, che probabilmente hai vissuto almeno una volta nella vita, o che stai affrontando ora, sono:
- Senso di responsabilità, specialmente in lavori in ambito sanitario o nelle forze dell’ordine: tanto più aumenta la pressione in situazioni di vita o di morte, tanto più crescerà lo stress;
- Ambiente di lavoro, nel senso fisico del termine: forti rumori, scarsa o insufficiente illuminazione, un’organizzazione dello spazio poco efficace o addirittura una temperatura inadeguata, possono contribuire ad aumentare lo stress, soprattutto quando siamo costretti a vivere questi ambienti per periodi prolungati;
- Ritmi e carichi di lavoro o studio, se frenetici o troppo elevati non sono facilmente sostenibili dal nostro organismo a lungo termine;
- Rapporti interpersonali, quando facciamo fatica a interpretare i segnali dei nostri collaboratori o dei nostri datori di lavoro a causa di scarsa o cattiva comunicazione;
- Sovraesposizione a notizie, soprattutto quando di carattere grave, come quelle che ci accompagnano ormai da diversi anni: epidemie e guerre, con il loro carico di morti, generano una pressione elevata sul nostro senso di sicurezza che sfocia spesso in situazioni di stress.
Stress sintomi
Abbiamo detto che lo stress ha un impatto sull’aspetto fisico, psicologico e sociale di una persona e, seppur non possa essere definito di per sé una malattia, le conseguenze di stress prolungato o di una situazione di stress cronico può comportare sintomi molto importanti.

Stress fisico
Dal punto di vista del corpo, un forte stress può provocare:
- mal di testa
- mal di stomaco
- stanchezza
- tensione muscolare
- tachicardia
- manifestazioni cutanee

Stress emotivo
In ambito psicologico, è stata riscontrata un’incidenza non trascurabile dello stress nello sviluppo di:
- difficoltà di concentrazione
- depressione
- stati d’ansia
- disturbi alimentari

Stress sociale
Le conseguenze sulla vita sociale dell’individuo possono ricondursi prevalentemente a:
- irritabilità
- aggressività
- isolamento
Strategie di gestione dello stress
Solitamente, come prima risposta a una situazione di stress, si tende a consigliare percorsi di mindfulness o di meditazione che, anche se utili a concentrarsi sul “qui e ora” e staccarsi dalla frenesia e dall’agitazione, non sono una risposta definitiva al problema.
In genere, il modo migliore per evitare che lo stress si trasformi in una delle sintomatologie sopra descritte, c’è bisogno di intervenire prima di raggiungere il distress, la fase opprimente e travolgente di preoccupazione che ci blocca.
Ecco tre strategie molto semplici per migliorare la tua flessibilità mentale, per preparare il tuo cervello a prevenire il blocco e ad affrontarlo nelle migliori condizioni possibili:
- Poni attenzione al sonno e al riposo: un buon sonno, di quelli che ti permettono di affrontare tutte le fasi necessarie all’organismo per riposarsi, dà al cervello la possibilità di rigenerarsi al meglio e di attenuare la sua inefficacia in situazioni di stress;
- Mantieni un atteggiamento positivo: non buttarti giù e adotta una filosofia positiva per quanto realista. Questo aiuterà il tuo cervello a rimanere attivo davanti alla maggior parte dei fattori di stress. Lo dice anche Stephen Covey, educatore e formatore statunitense, che lo descrive con il Principio 90/10: “La vità è fatta al 10% da ciò che ci accade, e al 90% dal modo in cui reagiamo a questi avvenimenti”. Ognuno di noi ha un modo proprio di percepire una situazione come stressante o meno e, di conseguenza, l’approccio sarà diverso da persona a persona, perchè si attivano circuiti neurali e viene stimolata la produzione di ormoni diversi;
- Fai movimento: una camminata veloce e in generale le attività aerobiche ossigenano il cervello e stimolano la neuroplasticità.
Un altro consiglio che mi sento di lasciarti, è quello di dedicare un po’ del tuo tempo e delle tue risorse a conoscere meglio te stesso: cos’è che ti stressa maggiormente? Come reagisci a questi fattori di stress? Ci sono situazioni che migliorano o aggravano la tua sensazione di pressione sul lavoro o nello studio?
Potrebbe valere la pena intraprendere un percorso che ti consenta di conoscere meglio il tuo neurodesign, la tua flessibilità e come lavora il tuo cervello in condizioni di riposo e non: possiamo farlo insieme con il Neuro Agility Profile.
Ti va di raccogliere questa sfida? Lascio a te la risposta.