Lavorando da anni nel campo del business coaching, mi sono imbattuto spessissimo in aziende che sprecano, magari anche in buona fede, tempo e denaro in attività di team building.
La mia può forse sembrare una presa di posizione controversa, ma in questo articolo voglio spiegarti il mio punto di vista, supportato dalla mia esperienza e, soprattutto, dalle neuroscienze cognitive.
Il team building in azienda
Voglio aprire il discorso mettendo in chiaro che, per la maggior parte, i datori di lavoro che propongono il team building nella propria azienda lo fanno con tutte le migliori intenzioni: cercano un modo per migliorare il clima aziendale, per aumentare la coesione tra i dipendenti, incrementare comunicazione e fiducia tra le persone e anche, perché no, aumentare la produttività e creare consenso.
Ora, ti propongo un rapido gioco di immedesimazione: mettiti nei panni di un dipendente o un collaboratore che compie regolarmente il suo lavoro, porta a termine i compiti assegnatigli e svolge discretamente la sua mansione in cambio del suo compenso mensile. Questa persona ha delle proprie situazioni familiari, i propri problemi privati, il proprio vissuto e magari ha anche qualche conflitto in sospeso con il collega di scrivania, quello non proprio simpaticissimo.
Immagina di essere questa persona. Ora, un bel giorno, mentre ti trascini verso la fine della giornata lavorativa, il tuo titolare annuncia con fare allegro che ha deciso di regalare a te e ai tuoi colleghi una bella giornata ai fornelli, per favorire lo spirito di gruppo.
Wow, fai i salti di gioia! Non erano forse anni che speravi un giorno di dover staccare dal lavoro e recarti in un qualche locale per imparare a cucinare le pennette alla vodka con quel collega che ci mette sempre troppo a consegnare il lavoro, o quello che ti fa sempre qualche rimarco sulle tue prestazioni lavorative? Finalmente potrete mettere da parte tutte le vostre asprezze e coltivare un clima di stima e amore fraterno: galeotte furono le pennette lisce!
Capisci dove voglio arrivare?
Perché il team building aziendale non funziona
Se anche l’esperienza di team building può essere piacevole, rimane un’azione fine a sé stessa se non collocata in un percorso più strutturato: come può una mezza giornata rivoluzionare il clima aziendale? Come può stravolgere la natura di una relazione a tal punto da resettare mesi o anni di antagonismi? Come può mezza giornata ricablare abitudini lavorative cementate, considerando il processo lento, complesso e impegnativo che comporta il cambiare un’abitudine?
Il punto di vista delle neuroscienze
Dunque, come può mezza giornata di team building sovrascrivere questi processi cognitivi che i tuoi collaboratori o dipendenti hanno Voglio presentarti le basi neuroscientifiche sulle quali si basa il mio discorso.
Forse saprai che il cervello funziona attraverso scambi elettrici e chimici (e se non lo sapevi, te l’ho appena svelato!).

È importante anche sapere che, ogni qualvolta si creano pensieri legati alle paure, ai rischi, alle difficoltà o in generale ad atteggiamenti poco positivi, veniamo sottoposti a un certo livello di stress, che rilascia nel nostro cervello dei neurotrasmettitori inibitori, spegnendo di fatto intere parti del nostro organo cerebrale (se ti interessa, ho approfondito l’argomento nell’articolo Stress da lavoro correlato: neuroscienze, sintomi e rimedi )
Nel momento in cui il nostro cervello deve decidere quali parti tenere accese e a quali rinunciare in questa situazione che considera di rischio, andrà automaticamente ad appoggiarsi a processi e connessioni che ha generato in mesi e anni di abitudini comportamentali.
istintivamente creato tra le proprie sinapsi, come un sentiero di montagna solcato da anni di passaggio?
Il nostro cervello ha bisogno di tempo e motivazione per eseguire un cambio di abitudini: è per natura un conservatore di energia, un pigrone, se vogliamo!
E le “cattive” notizie non finiscono qui: il cervello non è neanche così tanto razione come ci piace pensare! Per quanto la neocorteccia sia più grande rispetto alle singole altre parti del nostro cervello, si lascia facilmente sopraffare da queste nel processo decisionale di cosa serve al nostro organismo e cosa no.
Prendiamo, ad esempio, la volontà di avere una dieta sana. Tutti sappiamo che mangiare in un certo modo fa bene, ci mantiene in ottima forma, ci preserva dalle malattie, ci rende energici, migliora la nostra autostima, riduce lo stress. Ma se fa davvero così bene, perché il nostro corpo ci spinge a mangiare come se dovessimo andare in guerra? Perché, spesso, facciamo fatica a controllare questo istinto?
Perché, in fondo, la nostra neocorteccia, il pensiero razionale, non basta: ci vuole ben altro, e questo altro si chiama cervello limbico, il centro di controllo emozionale, si chiama impegno, sfida, tempo e motivazione.
Un migliore approccio alla crescita del team

Esiste però un modo per raggiungere ciò a cui aspiri come imprenditore, manager, titolare di studio o leader di una startup: percorsi strutturati che rendono davvero più produttiva la tua realtà aziendale, ti permettono di raggiungere un buon posizionamento di mercato e migliorano la performance del tuo team.
Se vuoi davvero stimolare una maggiore produttività attraverso il miglioramento del clima aziendale e il rafforzamento della coesione tra le persone è necessario imparare a gestire efficacemente tutti gli stimoli emotivi all’interno del team.
Se il team ha al suo interno dei conflitti, non è il team building che li risolve, bensì una sana consapevolezza del motivo per cui nascono questi conflitti e un’analisi profonda delle persone coinvolte: i loro schemi di pensiero, la loro situazione lavorativa, il loro livello di stress. Prima di fare team building, bisogna costruire i presupposti perché ciò sia veramente utile e non un mero spreco di tempo e denaro.
Solo a quel punto, quando il team building trova uno spazio in un percorso di crescita e sviluppo e non viene adottato come misura correttiva, diventa un asset importante.
I suggerimenti che mi sento di darti sono i seguenti:
- Fai un assessment iniziale del tuo team (scoprite attraverso il NAPTM le vostre motivazioni e il vostro livello di neuro-agilità);
- Crea, con l’ausilio di un professionista, un percorso strutturato di team coaching;
- Lavora sulla tua leadership emotiva, e monitora le emozioni dei tuoi collaboratori;
- Investi nelle relazioni interpersonali per stimolare un clima collaborativo;
- Studia, sempre con l’aiuto di un professionista, attività di team building che complementino il percorso intrapreso;
- Verifica e monitora il cambiamento.
Ricorda sempre che prima di intervenire sul gruppo, ci sarà bisogno di lavorare sulle persone, arrivando al lavoro sul team in un secondo momento, magari attraverso incontri specifici sulla consapevolezza, la performance, i valori e la vision della tua azienda.
Ora che ti ho spiegato il mio punto di vista, sei pronto per trarre le tue personali conclusioni.
Che facciamo, iniziamo a investire davvero nella tua azienda e nei tuoi dipendenti, o vogliamo continuare a buttare soldi in attività inutili? A te la scelta!